venerdì 7 marzo 2014

Industrie Cotto Possagno S.p.A., Possagno: una "impresa-distretto"

Questo profilo d’impresa appartiene a una ricerca sulle “eccellenze venete”, commissionata nel 2010 al Centro Interdipartimentale di Ricerche e Servizi “Giorgio Lago” dell’Università di Padova, che tuttavia non vide mai la luce per sopravvenute divergenze tra ricercatori e committenza sull’impianto che essa avrebbe dovuto avere.
Poiché non amo gli “inediti”, ho alla fine deciso di pubblicarne il testo come post a questo Blog: un testo che, sottoposto all’impresa “biografata” per la verifica di alcune informazioni, fu da questa ritenuto corretto.


Le Industrie Cotto Possagno, con sede a Possagno (Treviso), sono sorte nel 1998 in seguito alla fusione di cinque preesistenti aziende familiari dell'area. La società è andata presto posizionandosi come leader nazionale nella lavorazione del laterizio da copertura in cotto, con una incidenza particolarmente significativa (circa il 50%) nel segmento dei coppi. Essa produce altresì pavimenti e tavelle in cotto, sistemi di ancoraggio e ventilazione per coperture, e offre un servizio integrato per la progettazione delle stesse.
La produzione, realizzata in sei stabilimenti ad elevata specializzazione con circa 270 addetti, è prevalentemente assorbita dal mercato domestico, anche se l’export (il 15% ca. di un fatturato 2010 di 60 mln di €) è in tendenziale crescita.
Presidente della società è Alessandro Vardanega. Già in Arthur Andersen Italia, una esperienza decennale che gli è stata utile nell’affiancare la propria famiglia e gli altri partner nel processo di fusione, egli attualmente unisce alla responsabilità aziendale anche un forte impegno in Confindustria: è infatti presidente di Unindustria Treviso, una delle sue più vivaci strutture territoriali.
 “Cotto Possagno” è una impresa anomala nel pur variegato mondo imprenditoriale veneto, e ciò per almeno due motivi. Da un lato essa è la continuazione industriale di una lavorazione antichissima, quella della produzione dei coppi in cotto per la copertura delle abitazioni; e dall’altro la sua nascita ha avuto l’effetto di riassumere in una unica entità manifatturiera la pressoché totale attività di un intero distretto produttivo innovandone la vocazione.
Per dirla con le parole di Vardanega, raccolte in una intervista del 17 novembre del 2010, Cotto Possagno è una vera e propria impresa-distretto: caso in realtà unico nei distretti industriali italiani, la cui caratteristica – è noto – è quella di una pluralità di aziende di piccola e media dimensione, dove solo in pochi casi riesce a emergere una vera e propria impresa-leader. Nel caso dell’area di Possagno – dove insiste un importante bacino di argilla che, dopo aver soddisfatto per secoli il limitato fabbisogno locale, alimentò a lungo la domanda di coppi per i tetti della Serenissima – sul volgere del secolo accadde che cinque delle sette imprese lì esistenti si fusero tra loro, dando vita a un unico organismo produttivo.
Il posizionamento presto raggiunto sul mercato nazionale non è stato tuttavia il mero risultato di una somma aritmetica delle capacità produttive delle aziende confluite nella nuova struttura societaria, bensì l’esito virtuoso di una calibrata attenzione alle economie di scala e, soprattutto, di una strategia tesa all’innovazione (di processo e di prodotto) e alla valorizzazione del patrimonio immateriale di conoscenze e di abilità sedimentato nel territorio.
Ma quali furono le motivazioni che portarono imprese tra loro concorrenti a unirsi, superando spirito identitario e tradizione familiare? E quali le tappe di un successo che – all’inizio del percorso – appariva ai suoi stessi protagonisti tutt’altro che scontato? In questo caso imprenditoriale, forse più che in altri, emerge come il pervasivo intreccio tra tradizione e innovazione sia paradigmatico di uno dei tornanti della transizione veneta alla modernità.
Cominciamo dalla tradizione familiare. Le cinque imprese che diedero vita a Cotto Possagno, pur condotte come società di capitali, appartenevano a famiglie riconducibili a due cognomi storici del territorio, i Vardanega e i Cunial, che da molto tempo continuavano nel possagnese la tradizione dei laterizi, e in particolare dei coppi, il brand storico dell’area. L’impresa della famiglia Vardanega, costituita come società di persone nel 1960, era erede di una precedente attività esercita dal nonno sotto forma di ditta individuale. Un percorso di lunga durata, quindi, non dissimile da quello delle altre aziende che, nel corso del 1997, perseguirono l’idea di una comune avventura imprenditoriale… … …

Dato che la lunghezza del testo non si presta alle normali dimensioni di un post, esso è disponibile nella sua interezza all’indirizzo







Grupppo Modulo S.r.l., Padova: una "impresa" di consulenza globale

Questo profilo d’impresa appartiene a una ricerca sulle “eccellenze venete”, commissionata nel 2010 al Centro Interdipartimentale di Ricerche e Servizi “Giorgio Lago” dell’Università di Padova, che tuttavia non vide mai la luce per sopravvenute divergenze tra ricercatori e committenza sull’impianto che essa avrebbe dovuto avere.
Poiché non amo gli “inediti”, ho alla fine deciso di pubblicarne il testo come post a questo Blog; un testo che, sottoposto all’impresa “biografata” per la verifica di alcune informazioni, fu da questa ritenuto corretto. 


Gruppo Modulo è l’esito ultimo di un percorso imprenditoriale avviato nel 1990 da Bruno Luciani: un manager che – dopo aver operato in tre aziende d’eccellenza del Veneto del secolo passato (la Morassutti, l’Aprilia e la Morellato), conseguendovi risultati di rilievo – decise di sfruttare le proprie competenze nella consulenza di Direzione d’impresa.
Oggi Gruppo Modulo è una azienda di consulenza globale che, nel tempo, ha esteso il suo irradiamento territoriale da Padova a Treviso, Bergamo e Milano. Essa conta tuttavia tra la sua clientela anche importanti gruppi industriali e bancari situati nei centri nevralgici dell’economia del Nord Italia. Forte dell’esperienza acquisita nel supportare i processi di internazionalizzazione di alcune imprese venete, nel 2012 l’azienda padovana (certificazione ISO 9001:2008) ha costituito a Cracovia una società che ha l’obiettivo non solo di supportare quanti tra i suoi clienti già operavano in Polonia, ma anche di trasferire e sperimentare in quel dinamico mercato il proprio collaudato know-how nel settore della direzione aziendale.
Essa opera attraverso due divisioni:: Modulo Marketing, che si occupa delle tematiche e delle strategie della Direzione d’impresa e Formazione manageriale, e Modulo Innovazione, vocata alla gestione e allo sviluppo delle risorse umane. La sede centrale è localizzata nella Zona Industriale del capoluogo euganeo (Zip), che costituisce la più importante area di logistica del Nordest, strategica nell’interscambio italiano con l’Europa orientale e la Russia, nonché una delle principali del paese.
Con circa 30 tra dipendenti diretti e collaboratori, essa fattura oltre 1,5 mln di € (2011), di cui il 50 % nel campo delle risorse umane e formazione dove ha conseguito risultati rilevanti.
In realtà, quella di Luciani fu una carriera manageriale di rilievo. Conviene richiamarne alcuni passaggi, che sono poi alla base del suo impegno nella consulenza d’impresa, tutta basata sulla spinta all’innovazione. E non è un caso che il motto della sua impresa stia in tre parole (“Coraggio, Passione, Energia”) che si ripetono, in una sorta di mantra, nella stessa modulistica aziendale.
Diplomatosi perito industriale all’I.T.I.S. Marconi, una delle scuole storiche del capoluogo euganeo, egli entrò nel 1971 in Morassutti come buyer, e subito dopo come caposervizio acquisti di un comparto relativamente nuovo per quell’azienda, quello del modellismo e del bricolage. La Morassutti operava, attraverso una quarantina di filiali, su tre aree di business: l’ingrosso, il dettaglio al consumo, e il dettaglio professionale. Il comparto affidato a Luciani apparteneva al “dettaglio al consumo”, e – grazie al mix di articoli che egli riuscì a mettere in campo – crebbe rapidamente in ricavi e profitti. Fu un risultato che convinse l’azienda ad affidargli la responsabilità di product manager della divisione ingrosso, e a seguire (con il cambio di proprietà, che portò l’azienda padovana nell’orbita della Banca Privata Italiana di Sindona) la direzione marketing di tutte le divisioni, dove tra l’altro perseguì l’allargamento a circa una trentina di esercizi della rete in franchising. Fu un tentativo generoso di contrastare il declino cui le attività speculative di Sindona stavano condannando la Morassutti, ma ciò – nonostante due ulteriori (e confusi) passaggi proprietari – non bastò e per l’azienda fu la fine.
Un epilogo, tuttavia, cui Luciani non assistette, essendo stato nel 1981… … …

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