martedì 28 gennaio 2014

Di Matteo Marzotto e di una "dinastia" imprenditoriale...

Matteo Marzotto – classe 1966, già al vertice di Valentino S.p.A. quando questa era controllata da Marzotto S.p.A., che poi la vendette realizzando una cospicua plusvalenza – è da poche settimane Presidente della Fiera di Vicenza. Pochi mesi prima egli era stato chiamato a presiedere la Fondazione Cuoa-Centro Universitario di Organizzazione Aziendale, una importante scuola di management con sede ad Altavilla Vicentina. Fiore all'occhiello dell'ente fieristico è Vicenzaoro, una "Mostra internazionale di oreficeria, gioielleria, argenteria, orologeria e gemmologia" da decenni tra le più rinomate a livello mondiale.
La nomina di Marzotto alla Fiera ha colpito per due motivi. Da un lato per l’enfasi con la quale la stampa vicentina l'ha rappresentata in ideale “continuità” con il nonno, l’industriale valdagnese Gaetano Marzotto Jr, che oltre ad essere stato uno dei grandi imprenditori del ‘900 italiano, di essa fu nel 1946 promotore e primo Presidente. Dall’altro perché il neo-Presidente risulta accusato, assieme ad altri consanguinei, di reati fiscali derivanti proprio dalla cessione di Valentino S.p.A.: per i quali è in attesa di un pronunciamento della giustizia penale. Di questo aspetto dirò nelle conclusioni, rinviando per il momento all’articolo http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=53544&typeb=0&Marzotto-e-Fiera-Vicenza-il-silenzio-sullo-scapolo-d-oro.
 
A me desta più interesse, tuttavia, anche perché ne ho studiato a lungo la figura (cfr. http://www.giorgioroverato.eu/A/MeV/GaetanoMarzottoJr.pdf), il parallelo che cronisti compiacenti hanno voluto fare tra Gaetano M. e il nipote. Penso infatti che, così enfatizzata, l’eredità morale caricata su M.M. rischi di essere per lui paralizzante. Perché decisamente ingombrante. Come ingombrante era Gaetano M. nella sua irruente personalità di autentico costruttore di imprese: uno degli ultimi tycoon, come ebbe a definirlo Gianni Agnelli.
Per disfarsi di una eredità ingombrante, bisogna essere più bravi (e "migliori") di chi ti lascia "erede".
E Gaetano Marzotto vinse la sfida con il padre trasferendo a capitale di rischio la ricchezza finanziaria a lui pervenuta, facendo della media impresa di Vittorio Emanuele M. la più importante azienda laniera italiana e una delle prime in Europa. Costruendo, per sovrappiù, la "Città sociale" (http://www.giorgioroverato.eu/A/MASTER/Citt%C3%A0sociale.pdf), le Industrie Zignago e quella "piccola" cosa che furono i Jolly Hotels, ovvero la prima grande catena di alberghi turistici del nostro paese.
 
Matteo M. è invece uno degli attori della decomposizione dell'impero costruito dal nonno, o meglio della decomposizione di quella multinazionale del tessile e del fashion realizzata dallo zio Pietro M. risanando e proiettando sul mercato globale quell'impero.
Alla sua decomposizione Matteo M. partecipò, assieme ad altri parenti e azionisti terzi di rango, riportando a capitale finanziario, o cmq a rendita, buona parte di ciò che era capitale di rischio.
Beh, sarò retrò, ma a me par di ricordare che è il capitale di rischio a fare di un individuo un imprenditore...
Che sia questa la modernità del terzo millennio? Personalmente mi permetto di dubitarne.

Concludendo, sia in riferimento alla Presidenza della Fiera che a quella della Fondazione Cuoa, io credo che persone chiamate ai vertici di enti controllati dalla mano pubblica (ma anche ai vertici di società a capitale interamente privato) debbano essere e non solo apparire privi di macchia alcuna, o comunque di ipotesi di reato.
Lo zio di M.M., Pietro Marzotto appunto, non esitò un giorno a dimettersi da un blasonato Consiglio di Amministrazione perché indagato per un reato societario, dal quale fu poi prosciolto con formula piena. L'etica non è acqua, insomma!
Nel caso della Fiera di Vicenza, e della ricordata scuola di management, non è dubbio che il reato di cui il loro Presidente è accusato (non molto diverso da quello che ha portato alla condanna definitiva di S. Berlusconi, e per la cui espulsione dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro si sta battendo Pietro Marzotto: http://www.repubblica.it/economia/2014/01/24/news/cavalieri_del_lavoro_la_protesta_di_marzotto_mi_autosospendo_finch_silvio_non_sar_espulso-76814548/?ref=search) rischia di minare la credibilità di tali istituzioni.
Come dire che un "bel nome" non è automaticamente un buon "biglietto da visita", come l'articolo di cui al primo link fa notare a proposito della Fiera di Vicenza. Per non parlare poi della scuola di management: che nella sua mission ha implicito il compito di trasmettere 
– a imprenditori e manager che frequentano i suoi corsi – valori come la responsabilità sociale dell'impresa. E la non piccola evasione fiscale, di cui il loro Presidente è accusato (per carità, gli auguro di riuscire a dimostrare la mancanza di dolo!), non mi sembra rientri tra tali valori.
A me pare che, a volte, un passo indietro – come lo zio di M.M. insegna – sia la cosa migliore: anche qualora lo statuto di quella istituzione non lo prescriva...





domenica 26 gennaio 2014

Nestlé, acque minerali e... (puntata n. 2)

Ritorno sul post di ieri  dedicato al caso dell’Acqua Brillante Recoaro. Il successo commerciale di quel prodotto nacque dal particolare mix del territorio di un (all'epoca) rinomato centro termale e dell'implicita allusione all'utilizzo dell'acqua minerale delle sue fonti. Produrla altrove, rivendicandone peraltro in etichetta la "tradizione", significa trattare il consumatore come un minus habens cui si può rifilare di tutto. Ed è per di più un non sense dal punto di vista aziendalistico, dato che impoverisce un marchio (quello che fu della Recoaro S.p.A.) – già abbondantemente penalizzato dalla Sanpellegrino – senza che questa ne ricavi un vantaggio in termini di costo di produzione. Posto che la confezione "storica" di tale bevanda era in vetro, l'unica spiegazione razionale mi appare è che, avendo deciso di riproporre la bevanda in lattine di alluminio, e avendo bisogno di approntare un apposito impianto di imbottigliamento, Sanpellegrino abbia valutato che questo sarebbe stato più razionalmente impiegato anche per altri prodotti in un stabilimento di grandi dimensioni (S. Giorgio in Bosco) piuttosto che in quello più piccolo di Recoaro Terme.      

E vengo allo stabilimento padovano, dove viene imbottigliata l’Acqua Vera, marchio da “primo prezzo” rilevato da Nestlé-San Pellegrino nel 2005. È presumibile che per produrre l’Acqua Brillante Recoaro venga utilizzata l’acqua minerale Vera che – assicura la pagina http://www.sanpellegrino-corporate.it/nestle-vera/Prodotti/QualitaGarantita/index.html – «sgorga pura e cristallina dalle sorgenti di San Giorgio in Bosco». Dove l’accento è posto proprio sullo “sgorgare”…
Peccato che a S. Giorgio in Bosco non esistano risorgive, e che l’acqua che alimenta le linee di imbottigliamento di Acqua Vera sia ricavata per emungimento forzato della falda che si trova a -200/-400 metri rispetto il piano-campagna. Che dire, se non che anche in questo caso si prende in giro lo sprovveduto consumatore? Tanto, ciò che conta è il “primo prezzo” con cui tale acqua viene commercializzata!
Ma i miei rilievi alla Nestlé-Sanpellegrino non si fermano qui. Perché c’è di mezzo un’altra bevanda di successo della ex-Recoaro S.p.A. mortificata dall’azienda che l’acquisì.
Si tratta del Chinotto Recoaro, negli anni Cinquanta e Sessanta il più diffuso, è anch'esso emblematico. San Pellegrino aveva infatti un prodotto analogo (Chinò, poi diffuso anche come Chinotto), che non riusciva ad affermarsi proprio a causa della bevanda recoarese. Ne derivò, al momento dell'acquisizione della Recoaro, la scelta di Sanpellegrino di valorizzare il proprio prodotto abbassando il sostegno pubblicitario di quello recoarese. Scelta insipiente, perché il Chinotto Sanpellegrino non riuscì mai ad eguagliare i volumi precedentemente raggiunti da quello altovicentino. Il quale, tuttavia, sopravvisse, ancorché ridotto ai minimi termini. Finché poco meno di due anni fa se ne annunciò, dopo esserne stata delocalizzata la produzione in altro (lontano) stabilimento della multinazionale, il ritorno a Recoaro (http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1728_news/343437_il_chinotto_torna_a_recoaro_e_perlotto_pensa_vintage/). Ma non mi pare che a quell'annuncio siano seguite particolari campagne promozionali, per cui è probabile che quel revival finisca presto nell’oblio del consumatore.

Due domande conclusive:
a) ma se per Nestlé-Sanpellegrino un’acqua vale l’altra, che senso ha il suo vasto portafoglio-marchi?
b) e quale è la logica che ha portato a marginalizzare, tra i molti marchi posseduti, proprio uno dei marchi più antichi e prestigiosi, ovvero quello recoarese?




sabato 25 gennaio 2014

Nestlé, acque minerali e "Acqua Brillante Recoaro"

Dovendomi quest’anno occupare di una storica azienda alimentare di Marghera, la Paolini Villani & C che produceva preparati e surrogati per cucina, e aprendosi l’anno prossimo l’EXPO MILANO 2015, dedicata all'alimentazione e quindi ai prodotti alimentari, ho dato vita a un blog sulla disinvoltura con la quale le multinazionali straniere del settore, massicciamente presenti nel nostro paese, trattano i prodotti italiani, magari spacciandosi per gli operatori che meglio ne valorizzano specificità e/o territorialità.
Comincio, a mo' di esempio, con il caso della Nestlé e di un marchio storico del "beverage" italiano: l'Acqua Brillante Recoaro, un tempo diffusissima e ora ridotta al lumicino.
Più che valorizzazione, a me sembra una "furbata" che, ingannando il consumatore (anche se il fatto che contesto appare riportato in una scritta di non facile leggibilità sul retro della lattina), rasenta la frode in commercio. Dico "rasenta" non per tutelarmi da eventuali querele, ma perché sta lì al confine tra ciò che è frode e ciò che non lo è.
È etica commerciale, questa? È tutelare la specificità (e tradizione) di un prodotto noto produrlo altrove, e con acqua diversa da quella che l'ha imposto sul mercato?
Si dirà che l'acqua è pur sempre acqua! Eh no... non è esattamente così, e sia Nestlé che Sanpellegrino lo sanno benissimo.
Solo che un'acqua tonica è una semplice bevanda, e non un'acqua minerale: anche se è (o dovrebbe essere) fatta con acqua minerale. Ed essendo solo una bevanda, essa non ricade nella rigorosa normativa che regola la produzione e la commercializzazione delle acque minerali.


È un piccolo caso, lo so, e irrilevante nel fatturato della Sanpellegrino, e a maggior ragione in quello della Nestlé. Ma è indicativo di un atteggiamento "culturale" che non rispetta il consumatore, e che mi induce ad auspicare che la multinazionale svizzera, e le sue consociate italiane, non vengano in alcun modo coinvolte negli eventi italiani dell'EXPO MILANO 2015.


















Una opinione su Guido Barilla, Presidente della Barilla S.p.A.

Qui il link ad alcune mie osservazioni su Guido Barilla, Presidente di Barilla S.p.A., pubblicata nella mia pagina Facebook nei giorni 26, 28 e 29 settembre 2013, e poi riprese unitariamente nel mio sito www.giorgioroverato.eu. Esse riguardano la concezione valoriale che, ad opinione del Presidente di Barilla S.p.A., è vincente nelle strategia di marketing dell’azienda di famiglia:
http://www.giorgioroverato.eu/suGuidoBarilla-postfacebook.htm





Il ruolo "gourmet" di Marzotto nella sfida ai mercati di Peck

Qui il link a un articolo pubblicato sul numero del 21 aprile 2013 di “monitor”, settimanale on line di “veneziepost”:
http://www.storiaeconomica.org/MeV/Marzotto-Peck.21.04.2013.htm





Dell'imprenditore Paolo MORASSUTTI, già Presidente ed azionista della consociata italiana della Fischer A.G.

Qui il link a un ricordo di Paolo Morassutti, pubblicato il 15 agosto 2013. Egli, già azionista e manager della centenaria azienda di famiglia (Paolo Morassutti S.p.A.), impresa padovana fino ai primi anni Settanta del '900 la più importante realtà nazionale di distribuzione all'ingrosso e al dettaglio di ferramenta e casalinghi, fu anche Presidente ed azionista della Fischer S.p.A., consociata della tedesca Fischer A.G.: http://www.giorgioroverato.eu/PaoloMorassutti-InMemoriam.htm





Di Giannino MARZOTTO, già Consigliere Delegato e Presidente della Manifattura Lane G. Marzotto & F. S.p.A., Valdagno (Vicenza)


Il ricordo che dedicai il 18 luglio 2012 a Giannino MARZOTTO, già Consigliere Delegato e Presidente della Manifattura Lane G. Marzotto & F. S.p.A., Valdagno (Vicenza), per il cui profilo biografico rinvio alla
pagina http://www.giorgioroverato.eu/A/MeV/GianninoMarzotto.pdf: