Dovendomi quest’anno occupare
di una storica azienda alimentare di Marghera, la Paolini Villani & C che
produceva preparati e surrogati per cucina, e aprendosi l’anno prossimo l’EXPO
MILANO 2015, dedicata all'alimentazione e quindi ai prodotti alimentari, ho dato
vita a un blog sulla disinvoltura con la quale le multinazionali
straniere del settore, massicciamente presenti nel
nostro paese, trattano i prodotti italiani, magari spacciandosi per gli operatori
che meglio ne valorizzano specificità e/o territorialità.
Comincio,
a mo' di esempio, con il caso della Nestlé e di un marchio storico del
"beverage" italiano: l'Acqua Brillante
Recoaro, un tempo diffusissima e ora ridotta al lumicino.
Più
che valorizzazione, a me sembra una "furbata" che, ingannando il
consumatore (anche se il fatto che contesto appare riportato in una scritta di
non facile leggibilità sul retro della lattina), rasenta la frode in commercio.
Dico "rasenta" non per tutelarmi da eventuali querele, ma perché sta
lì al confine tra ciò che è frode e ciò che non lo è.
È
etica commerciale, questa? È tutelare la specificità (e tradizione) di un
prodotto noto produrlo altrove, e con acqua diversa da quella che l'ha imposto
sul mercato?
Si
dirà che l'acqua è pur sempre acqua! Eh no... non è esattamente così, e sia
Nestlé che Sanpellegrino lo sanno benissimo.
Solo
che un'acqua tonica è una semplice bevanda, e non un'acqua minerale: anche se
è (o dovrebbe essere) fatta con acqua minerale. Ed essendo solo una bevanda,
essa non ricade nella rigorosa normativa che regola la produzione e la
commercializzazione delle acque minerali.
È un piccolo caso, lo so,
e irrilevante nel fatturato della Sanpellegrino, e a maggior ragione in quello
della Nestlé. Ma è indicativo di un
atteggiamento "culturale" che non rispetta il consumatore, e che
mi induce ad auspicare che la multinazionale svizzera, e le sue consociate
italiane, non vengano in alcun modo coinvolte negli eventi italiani dell'EXPO MILANO
2015.